L’Amore, l’Idiozia, e un alieno nel parcheggio (la Vera Causa della fine del mondo)

by Lo zio Giorgio on 13 settembre 2008

L’ alieno mi stava parlando, e io non me ne ero reso conto. Ma per forza, che voce credete che avesse? Procediamo con ordine: era tardissimo per qualsiasi orario di chiusura, e il parcheggio dell’ Esselunga era completamente deserto. Non che io abbia paura ad aggirarmi in un parcheggio sotterraneo vuoto e buio al calar della sera, non da una trentina d’ anni a questa parte, almeno. Certo che se vedo una figura armeggiare nella penombra nelle vicinanze della mia Scirocco GT un po’ di paura mi viene, ma paura della pugnalata di un albanegro, o di un pakistano che mi costringa con un coltello a comprare alcuni mazzi di rose. Invece era un alieno, sì.

E’ inutile che cerchi di descriverne l’aspetto, perchè non ci riuscirebbe neanche Stephen King; posso solo dire che il colore della sua tuta (o era la pelle?) faceva uno strano effetto, era come se fosse stato stampato sulla carta delle riviste scandalistiche, cioè patinata, ma non bella come quella delle riviste di moda, un po’ più opaca. E la voce aveva esattamente il suono delle scorregge, di quelle potenti, causate generalmente da una dieta a base di legumi. Anzi, se vedendomelo venire incontro flatulento non fossi rimasto completamente marmorizzato dallo stupore, direi che mi sarei anche un po’ scandalizzato. Ma l’ alieno non mi si avvicinava più di tanto, sembrava voler rimanere a una distanza di sicurezza, chissà se sicurezza per sè stesso o per me, ma insomma si manteneva a un paio di metri. E tremava. Tremava come una vecchietta, anche se dubito fosse per paura o ipotermia, ho il sospetto che fosse una normale caratteristica fisiologica.

“Ti sei perso?” ha detto ad un tratto una voce. Dopo qualche secondo realizzo che la voce è la mia. E, che strano, mi sono sentito improvvisamente orgoglioso di me e del mio self-control, bravo perdio, la guidi tu la conversazione, non ti cagare in mano chiedendo pietà non mi rapire, chi è il padrone di casa qui? Ma ecco in risposta soltanto un atroce, prolungato, rimbombante scorreggione. Non ho fatto neanche in tempo a pensare dai, maledizione, sei tu l’ alieno che viene da chissadove con l’ astronave parcheggiata qui fuori, tira fuori il tuo Pesce Babele per tradurre i tuoi peti in un linguaggio comprensibile a questo povero terrone di terrestre che lui fruga un momento ed estrae il suo portatile. Già, un portatile. Fatto ne più ne meno come un portatile, con il suo monitor LCD, i suoi tasti con caratteri ovviamente alieni, e il suo cavo di alimentazione. L’ unica differenza era anche in questo caso il colore da rivista scandalistica. Lo apre e me lo piazza davanti, e io dopo un attimo di sbigottimento davanti a quella tastiera aliena capisco che devo parlarci dentro.

“Ehm, ti sei perso?” ho chiesto di nuovo, sperando che non fosse una domanda troppo stupida;  all’ istante il rilevatore vocale compone lettere misteriose sul monitor (stranamente il pannello superiore del portatile è double-face, con l’LCD da entrambi i lati), e l’alieno dopo aver letto la traduzione si è messo a digitare sulla tastiera (operazione resa penosa dal tremore delle dita), per poi porgermi di nuovo il laptop su cui c’era scritto: “Ho un problema! Necessito pezzi di ricambio”. La mandibola mi cade. “Sei un androide?” ho allora dettato al rilevatore vocale. Lui legge, ha come un sussulto e mi scrive: “Non per me, imbecille, per la mia astronave!” L’imbarazzo per questa gaffe non è nulla confronto all’ imbarazzo che ho provato nel dovergli spiegare che l’Esselunga aveva ormai chiuso e che avrebbe dovuto aspettare l’indomani mattina. Ma l’ho fatto, e incredibilmente l’alieno ha dimostrato una grande pazienza e comprensione non distruggendo me e tutto l’orrendo baraccone di Esselunga del cazzo a suon di siluri fotonici. Anzi, dimostrava proprio un cortese interesse alle res humanae, facendomi alcune domande su come mi trovo sulla Terra, come ci stiamo organizzando per non autodistruggerci, qual’ è la musica va per la maggiore… Ho scoperto così che è molto cordiale e intelligente, che ha un sacco di interessi e che si chiama Puk. Sul suo pianeta natìo Puk è l’ abbreviazione di Pier Ugo Kramer, abbreviazione che lui usa per far colpo sulle persone a cui si presenta; non ho assolutamente capito che lavoro fa, ma non mi sembrava preoccuparsene particolarmente. Insomma, mi stava simpatico. Al che gli ho scritto: “Per l’Amore del Cielo, come accidenti fai fino a domani?”. Il suo tremito sembra aumentare per un attimo, poi mi fa: “Che cos’ è l’ Amore?”. Ora, io non so quanti di voi si siano mai trovati in un ritardo angoscioso per la cena, nel sotterraneo di un parcheggio dell’Esselunga, a dover spiegare che cos’è l’amore a un alieno color Periodico Rusconi con l’ astronave in panne, ma io ci ho provato. Forse perchè mi sembrava un buon diavolo, ma ci ho provato eccome. Se lo meritava.

E allora gli ho parlato della storia di Romeo  Giulietta e di un balcone, di John e Yoko e il loro letto bianco, di Martin Luther King che non aveva paura  di niente, di Dino Spadazzi il Partigiano, e poi di un gatto che si era lasciato morire sulla tomba della padroncina, e del viaggio di nozze dei miei genitori, che io non ho mai potuto vedere perchè mia madre aveva rotto la cinepresa. Alla fine ero esausto, ma credo che l’alieno una idea dell’Amore se la fosse fatta. Se ne stava in silenzio e aveva smesso di tremare. Nessuno mi avrebbe mai spiegato che non tremare era il loro modo di piangere. Mi ha scritto “Sei una cara persona, sono mortificato perchè lo scopo della mia venuta era annientarvi tutti.” Io rimango a bocca aperta e lui: “Adesso me ne andrò, e racconterò alla mia gente di aver assolto il compito, così non vi disturberà mai più nessuno”. Io gli ho risposto, emozionatissimo: “anche tu sei una cara persona, Pier Ugo, sono stato completamente idiota a non accorgermene subito”. Puk mi ha guardato con tutta la curiosità di un vecchio bambino scrivendo poi: “Cosa significa completamente idiota?”. E allora io, non riuscendo a trovare le parole adatte (era ormai mezzanotte e avevo un lieve calo di zuccheri) gli mostro questo articolo di Repubblica.it.

Puk rimane interdetto per qualche secondo, poi scompare sulla sua astronave e con certi suoi siluri fotonici disintegra me e questo pianeta di merda.

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ilanio ottobre 4, 2008 alle 00:10

da quando ho letto di te e l’alieno non sono più riuscita a vivere un momento della mia vita senza pensare al’eventualità di fare lo stesso incontro e ho cominciato seriamente a prepararmi
per esempio nutrendomi di soli legumi e imparando a modulare il suono dei miei fragorosi peti in modo da enunciare frasi di senso compiuto
volevo dirti grazie, ora tutto ha un senso

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