Posta pneumatica

by Lo zio Giorgio on 23 ottobre 2009

Se le risorse di talento e know-how impiegate nella creazione di Google Wave fossero state dedicate a trovare un rimedio contro la calvizie, non ci troveremmo su un mondo che sta per essere spazzato via.
Ad ogni modo, gran bella cosa la tecnologia. Senza la tecnologia, che farebbero i SEO (Survival Escamotage Oriented), a parte sciacquare posate negli autogrill della Cisa? Come si guadagnerebbe da vivere l’89%, delle persone che scrivono idiozie su friendfeed?
L’entusiasmo per tutto questo incredibile mare magnum che ci si è aperto davanti negli ultimi anni mi fa venire in mente chi aveva lavorato e scommesso nella posta pneumatica.
Come ho potuto ignorare fino alla mia veneranda età l’esistenza a Parigi (fino agli anni ‘80) di un’ampia rete di posta pneumatica? Cioè una di quelle cose che noi italiani avevamo visto solo in rari casi o nei film, e che invece hanno servito dignitosamente popoli forse ancora più rincoglioniti di noi, come appunto i francesi: una rete di tubi che collegava ambienti, uffici e palazzi, tramite i quali si poteva inviare con un getto d’aria un cilindro contenente piccoli oggetti, in genere messaggi. Dio mio che cosa romantica, affidare un messaggio a un tubo pressurizzato, quasi più che lanciarlo al capriccioso destino dei flutti marini chiuso in una bottiglia di Baffo d’Oro da 66 cl!
Comunque, con immenso sollievo soprattutto dei ratti che, credendo di potersene andare a zonzo per certi tubi, si vedevano arrivare nel grugno dei contenitori metallici pieni di avvisi di riduzione del personale (fino alla velocità di 10 metri al secondo!), questa tecnologia, se così la possiamo chiamare, è stata abbandonata.
La prima cosa che mi viene da pensare del web invece è che mi dovrebbe collegare al resto del mondo alla velocità della luce, quindi in sostanza farmi guadagnare tempo. Perchè, allora, è la principale causa della spaventevole voragine di tempo che perdo? Avrò mai il coraggio di fare un bilancio di quante giornate di onesto lavoro ho scoppiato per colpa di Google? Per carità, che non sembri che io sia un detrattore di internet, quei miserabili che parlano in televisione e sembrano braccianti medievali, di quelli che al solo sentir pronunciare la parola “igiene intima” ti denunciavano alla Santa Inquisizione. Anzi, in questo modo l’umanità potrebbe diventare un immenso organo pluricellulare come l’entità descritta da Frank Schätzing in quel suo più breve che bel romanzo, “il Quinto giorno”, un meraviglioso esempio per i posteri di come scrive un autore che ha studiato a Scienze della Comunicazione. Insomma, continuiamo pure ad alimentare questo gigantesco essere, scriviamo, scambiamo, produciamo contenuti.
Contenuti che andranno persi irrimediabilmente al prossimo conflitto globale, dato che i server su cui sono storate le nostre corbellerie verranno bruciati per cuocervi sopra l’unico alimento disponibile ai sopravvissuti: le polpette di merda.

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toxscreen ottobre 23, 2009 alle 15:03

“Il quinto giorno” l’ho abbandonato al suo destino in uno scatolone nel sottotetto dopo cinquanta pagine. Non ho tempo da perdere con i brutti libri, non quando ho una connessione wi-fi sottomano.

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matman4 ottobre 23, 2009 alle 15:11

Internet, in qualsiasi modo lo usi, ti fa perdere tempo.

Il problema non è Internet, ma il tempo. Ci vorrebbe FastTime, altro che FastWeb.

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Woland ottobre 24, 2009 alle 16:31

Mi viene in mente che tu sei il classico esempio di quello che Mario Draghi chiamerebbe un “euroscettico”. Chissà perché mi viene in mente, d’altro canto.

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Lo zio Giorgio ottobre 24, 2009 alle 17:12

Tu e il tuo amico Mario Draghi siete delle belle sagome: certo che sono euroscettico, ma dal punto di vista dell’ Europa: che prendersi sul groppone l’Italia è come, parafrasando lo scrittore del secolo scorso che tutti ben ricordiamo (tutti meno io), “sposarsi la serva”.

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mav dicembre 2, 2009 alle 00:52

in tutto questo nessuno si è reso conto delle possibilità immense della posta pneumatica, se abbinata a internet.
esempio di conversazione IM:
– quanto mi ci starebbe un mellotrone (realmente accaduto)
– ne sto facendo uno in questo momento (realmente accaduto)
– porcodito! mandemene un pezzetto in allegato con la Posta Pneumatica! (realmente accaduto)
– inviato (non accaduto per mancanza di P.P.)

laddove in allegato a questo punto può giungerti da 1200km di distanza per esempio un pezzo di fumo.
Estimated Trasmission Time at 10m/s: 33h20m


questo commento è stato postato con Dunlop Smartphone via pneumanet.
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Lo zio Giorgio dicembre 2, 2009 alle 14:08

Non afferro se per mellotrone intendi quel marchingegno ad anelli di nastro magnetico antesignano dei cosiddetti campionatori o semplicemente la sostanza con cui si condiscono le sigarette simpatiche, ma complessivamente mi trovi abbastanza d’accordo su quanto hai detto, anche se affermando di averci capito qualcosa potrei facilmente essere accusato di mentire.

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mav dicembre 2, 2009 alle 20:38

quasi, mellotrone è un forma gergale molto diffusa in un sottoinsieme della popolazione mondiale ammontante a circa 3 (tre) unità, altrimenti dette persone, e con la quale si intende il derivato manufatto combustibile.
l’origine di quest’accezione del termine è chiara almeno quanto il motivo che ha spinto qualcuno a chiamare così lo strumento.
ti manderei un esempio/campione per posta pneumatica, ma sono sprovvisto di TUTTO l’occorrente, compresa l’antipigrizia.

mav

(btw, ma anche no, a zurigo ho visto “l’antigrippina”)

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