Lame

by Lo zio Giorgio on 13 settembre 2010

Ogni città
Qualche guaio ha
Ma qua e là
C’è serenità
Ma non a Nottingham.

(Da Tristan und Isolde)

Dunque, la vita è un tapis-roulant, e a noi sembra di correrecorrerecorrere ma poi in realtà siamo fermi.
Ma questo è già stato detto, da Moccia credo.
O forse era Aram Banjo di Daitarn III, non ricordo bene. Comunque andiamo avanti: se sul nastro del tapis-roulant (la vita) noi ci mettiamo – per esempio – a piangere (che immagine pazzesca, una persona che corre su un tapis-roulant piangendo), le lacrime cadono sul nastro, il quale momentaneamente le fa sparire scorrendo sul dannato marchingegno, così che noi per un attimo non le vediamo più, poi quando hanno fatto il giro rieccole di nuovo sotto i nostri piedi e noi “Toh! La lacrima di prima!” Appena la lacrima scompare nuovamente sotto il rullo ce ne siamo già dimenticati, fino a che non ritorna e noi ancora “Toh! La lacrima di prima!”. Altro giro e “Toh! La lacrima di prima!” Ecco – dunque – in cosa la vita somiglia a un tapis-roulant, nel fatto che le nostre lacrime, i nostri dolori sono sempre gli stessi che ciclicamente ritornano e noi ci stupiamo e ci meravigliamo di ogni lacrima che ci sembra sempre nuova, non ci sembra vero essere la stessa di 10 giorni, 10 mesi, 10 anni prima che semplicemente ha fatto il giro e implacabilmente è tornata.
Sono sicuro che quel nauseante pestifero individuo di Moccia a questa sfaccettatura del tapis-roulant non ci aveva pensato.
O forse sì.
Aram Banjo sicuramente.

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ilanio ottobre 22, 2010 alle 10:14

Zio la storia della lacrima è deliziosa.
Quasi quanto Aram Banjo di cui ero follemente innamorata quando avevo 5 anni.

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Lo zio Giorgio ottobre 22, 2010 alle 14:14

Me lo immaginavo, caro il mio bel donnino.

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Sciuscia novembre 16, 2010 alle 08:39

Niente, m’ha colpito la grafica e allora ho fatto un commento.

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ilanio novembre 18, 2010 alle 18:42

ma poi, lame nel senso di plurale di lama (oggetto tagliente non animale originario del sudamerica) o nel senso di lame (leim=sfigato) ?

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Lo zio Giorgio novembre 18, 2010 alle 21:58

Ovviamente la seconda che hai detto

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